Galenica e dosi unitarie: una nuova frontiera

Galenica e dosi unitarie: una nuova frontiera

Negli ultimi anni, la galenica – l’arte farmaceutica che permette di preparare medicinali su misura per il paziente – sta vivendo una trasformazione silenziosa ma profonda. Una delle innovazioni più promettenti è il riconfezionamento in dosi unitarie, una pratica che consente al farmacista di suddividere i medicinali industriali in singole unità di somministrazione, etichettate e tracciate, per migliorare sicurezza, aderenza terapeutica e sostenibilità.

 

Una risposta ai bisogni di precisione e sicurezza

 

Il principio è semplice: invece di consegnare un’intera confezione industriale, il farmacista prepara solo le dosi necessarie al paziente, ciascuna etichettata con tutte le informazioni obbligatorie (nome del principio attivo, data di scadenza, lotto, modalità di assunzione). Un sistema che riduce il rischio di errori terapeutici, semplifica la gestione dei farmaci nei contesti ospedalieri e assistenziali, e consente un controllo puntuale delle terapie croniche a domicilio.

 

Questa nuova frontiera si colloca a metà strada tra la galenica magistrale e la farmacia digitale. Il riconfezionamento, infatti, richiede non solo competenze tecniche e strumenti specifici (come blisteratrici, bilance di precisione, etichettatrici automatiche), ma anche sistemi informatici capaci di gestire i dati di tracciabilità in modo conforme alle norme di sicurezza e privacy. Alcune farmacie stanno già sperimentando soluzioni integrate che collegano il gestionale del farmacista al profilo terapeutico del paziente, rendendo il riconfezionamento parte di un ecosistema più ampio di “sanità personalizzata”.

 

Benefici ambientali e sociali

 

Un aspetto spesso trascurato riguarda l’impatto ambientale: la possibilità di fornire solo le dosi effettivamente necessarie riduce gli sprechi di farmaco e di confezioni, un tema cruciale considerando che ogni anno in Italia si smaltiscono tonnellate di medicinali scaduti. Anche dal punto di vista sociale, il riconfezionamento può diventare un servizio di prossimità: la farmacia di comunità si conferma presidio sanitario, capace di adattare le terapie alle esigenze reali del territorio.

 

Le sfide normative

 

Non mancano, tuttavia, i nodi da sciogliere. La normativa italiana – ancora in fase di aggiornamento – non sempre distingue chiaramente tra riconfezionamento e preparazione galenica.

 

Ma proprio di recente il Consiglio di Stato ha fatto chiarezza con una sentenza storica. Secondo i giudici amministrativi, infatti, nell’ordinamento non è presente alcuna norma che vieti il deblistering né tantomeno che imponga autorizzazioni preventive. Al contrario, l’attività può essere svolta alla stregua della preparazione galenica, purché siano rispettate le regole di tracciabilità e sicurezza previste dalla Farmacopea ufficiale. Dunque, per il Consiglio di Stato l’attività di sconfezionamento e riconfezionamento è a tutti gli effetti un’attività galenica. Ma resta ancora un nodo da sciogliere: è necessario, infatti, standardizzare le procedure per uniformare le attività di farmacie diverse che intraprendono questa attività.

 

Uno sguardo al futuro

 

In un’epoca in cui la medicina si fa sempre più personalizzata, il farmacista riconquista un ruolo centrale come artigiano della salute. Il riconfezionamento in dosi unitarie non è solo una pratica tecnica, ma un’evoluzione culturale: un modo per restituire senso clinico e responsabilità alla dispensazione del farmaco. Forse è proprio qui che la galenica trova la sua nuova vocazione: nella capacità di coniugare scienza, tecnologia e umanità per migliorare la vita del paziente.

 

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