I rischi dello sconfezionamento e le procedure standardizzate

I rischi dello sconfezionamento e le procedure standardizzate

Negli ultimi anni, l’operazione nota come “sconfezionamento” o “deblistering” dei farmaci – ossia lo svuotamento della confezione originale di un medicinale industriale per poi riconfezionarlo in dosi personalizzate – ha attirato l’attenzione dei professionisti della salute, delle istituzioni e dell’industria farmaceutica. Una soluzione pratica per migliorare l’aderenza alle terapie, ma che porta con sé inevitabili rischi e rende essenziale l’adozione di procedure standardizzate.

 

Perché avviene lo sconfezionamento

 

Le motivazioni alla base dello sconfezionamento sono diverse. Può servire a favorire la compliance del paziente, facilitando la gestione di terapie complesse, a ridurre gli sprechi quando il farmaco non viene consumato completamente o a semplificare l’erogazione di farmaci in dosi unitarie per pazienti fragili nelle strutture socio-sanitarie.

 

Può anche essere necessario per adattare le dosi a pazienti con particolari esigenze, come difficoltà a deglutire o esigenze di posologia non disponibili sul mercato. Tuttavia, l’apparente praticità non implica sicurezza automatica.

 

Quali sono i principali rischi

 

Tra i principali rischi dello “sconfezionamento” vi è l’instabilità del farmaco. Una volta estratto dalla confezione originale, non è più garantita la stabilità chimica e fisica validata dal produttore. Studi indicano che una parte significativa dei farmaci riconfezionati può fallire test di stabilità fisica o chimica. Inoltre, l’esposizione a condizioni ambientali sfavorevoli, come umidità, luce o calore, può degradare il principio attivo o alterare la forma farmaceutica, rendendo compresse e capsule meno efficaci.

 

Il processo di riconfezionamento manuale comporta rischi maggiori, mentre mentre il supporto di strumentazione all’avanguardia giova nell’ottica di cautelare il paziente. Le problematiche si estendono anche all’ambito normativo: la legislazione italiana consente lo sconfezionamento solo in circostanze specifiche e la responsabilità del processo ricade sul personale sanitario.

 

L’importanza delle procedure standardizzate

 

Per mitigare tali rischi è fondamentale adottare procedure rigorose, documentate e condivise. La definizione normativa e le linee guida regionali rappresentano strumenti utili per orientare l’attività, ma non tutti i farmaci sono idonei al riconfezionamento, e la scelta deve basarsi su evidenze scientifiche. La tracciabilità deve essere garantita tramite etichettatura chiara e completa, mentre le condizioni ambientali devono essere controllate con attenzione.

 

Lo sconfezionamento può quindi rappresentare un vantaggio reale se effettuato nella giusta maniera, facendo ricordo – perché no – anche alla tecnologia. Monitoraggio, trasparenza e aggiornamento continuo delle procedure sono essenziali per ridurre gli errori e proteggere il paziente.

 

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