Stop al fai da te con gli antibiotici: parte la campagna Aifa contro l’autoprescrizione

Stop al fai da te con gli antibiotici: parte la campagna Aifa contro l’autoprescrizione

L’Italia corre il rischio di una “pandemia silenziosa”: l’abuso di antibiotici. Dopo la pandemia, il consumo è aumentato del 7%, e il nostro Paese è tra i primi in Europa per dosi utilizzate. Non è solo una questione di numeri: cresce parallelamente la diffusione di batteri multiresistenti, che rendono le infezioni più difficili da curare e più pericolose.

 

Nel 2023 il consumo di antibiotici in Italia ha subito un incremento significativo: le dosi giornaliere medie sono arrivate a 22,4 per 1.000 abitanti – un aumento del 5,4% rispetto al 2022. Se si considerano solo quelli dispensati a livello territoriale, l’aumento è ancora più marcato (+6,3%). Quasi 4 italiani su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotico nell’arco dell’anno; il dato sale al 44,8% al Sud, contro il 30,9% del Nord. Questo divario geografico – ripetuto ormai da anni – mette in luce profonde disomogeneità nelle abitudini prescrittive e probabilmente anche nelle pratiche cliniche.

 

Nel frattempo, la minaccia della resistenza batterica – la capacità dei germi di sopravvivere e prosperare nonostante le cure – continua a crescere. Il bilancio è pesante: secondo dati recenti, in Italia le infezioni da batteri resistenti causano circa 12.000 morti all’anno. Oltre all’emergenza sanitaria, la resistenza ha conseguenze economiche gravose: si stimano 2,4 miliardi di euro di costi aggiuntivi per il Servizio Sanitario Nazionale ogni anno, dovuti a terapie più lunghe, ricoveri estesi e complicazioni.

 

Perché gli antibiotici “random” fanno danni

 

Non è solo una questione di quante pillole vengono consumate. Anche quali antibiotici si usano conta – e in Italia il trend è preoccupante. Sta aumentando la prescrizione di farmaci “ad ampio spettro”, cioè quelli più potenti e potenzialmente più pericolosi in termini di resistenza. Il rapporto fra antibiotici ad ampio spettro e quelli a spettro ristretto in Italia resta tra i più alti d’Europa.

 

In ambito ospedaliero, la situazione è critica: negli ultimi anni sono aumentate le “infezioni correlate all’assistenza sanitaria” da germi multiresistenti. La somma di questi fattori – uso eccessivo, uso inappropriato, antibiotici troppo “forti” – crea terreno fertile per la diffusione di batteri sempre più difficili da combattere: e ogni volta che un antibiotico smette di funzionare, la prossima infezione diventa un rischio reale e concreto.

 

La campagna dell’Aifa: un grido d’allarme

 

Proprio davanti a questo scenario, l’Aifa – in collaborazione con il Ministero della Salute – ha lanciato la campagna “Se non sei un medico, non fare il medico”, con l’obiettivo di colpire l’autoprescrizione, la superficialità e la normalizzazione dell’uso “casalingo” degli antibiotici. L’iniziativa punta a contrastare il fenomeno del “fai-da-te” e a ricordare ai cittadini che solo il medico può valutare la necessità di una terapia antibiotica.

 

Come sottolineato dal presidente Aifa Robert Nisticò, «solo un medico può stabilire se e quando è utile l’antibiotico e quale scegliere – gli antibiotici non sono tutti uguali». Anche il Ministro della Salute ha ribadito l’urgenza di un uso responsabile per evitare fenomeni di resistenza e infezioni ospedaliere evitabili.

 

La campagna Aifa è un passo importante, ma serve anche consapevolezza collettiva: non possiamo più considerare gli antibiotici come “scarpe di ricambio” da usare al bisogno.

 

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