
Kellina, il rimedio galenico che aiuta a convivere con la vitiligine
Il 25 giugno si celebra la Giornata Mondiale della Vitiligine, un’occasione importante per accendere i riflettori su una malattia della pelle tanto visibile quanto spesso trascurata. L’obiettivo di questa giornata è duplice: da un lato sensibilizzare l’opinione pubblica e combattere i pregiudizi, dall’altro promuovere la ricerca scientifica e l’accesso ai trattamenti per chi convive ogni giorno con questa condizione.
Cos’è la vitiligine
La vitiligine è una patologia cronica e non contagiosa, caratterizzata dalla comparsa di macchie bianche sulla pelle, dovute alla progressiva scomparsa della melanina, il pigmento responsabile del colore naturale dell’epidermide. Colpisce in maniera trasversale uomini e donne, adulti e bambini, senza distinzione di etnia. Solo in Italia si stima che ne soffrano circa sette persone ogni 1.000, ovvero decine di migliaia di individui. La causa esatta della vitiligine non è ancora del tutto chiara, ma la comunità scientifica ritiene che alla base ci siano fattori autoimmuni, oltre a possibili predisposizioni genetiche.
Al di là degli aspetti clinici, ciò che rende la vitiligine una condizione particolarmente delicata è il forte impatto psicologico che può avere su chi ne è colpito. Le macchie, spesso visibili e difficili da nascondere, possono generare disagio, insicurezza e isolamento sociale, soprattutto nei più giovani. È per questo che ogni passo avanti nella gestione dei sintomi rappresenta un contributo prezioso al benessere globale del paziente.
La kellina, un aiuto dalla natura
Al momento non esiste una cura definitiva per la vitiligine, ma esistono diverse terapie in grado di attenuare i sintomi e migliorare l’aspetto della pelle. Tra queste, una delle soluzioni che sta riscuotendo maggiore interesse è l’uso di preparazioni galeniche a base di kellina.
La kellina è un principio attivo di origine vegetale, estratto dalla pianta Ammi visnaga. In farmacia, viene impiegata per la realizzazione di creme e unguenti che si applicano localmente sulle zone colpite. Il suo effetto principale è quello di stimolare i melanociti, le cellule che producono melanina, favorendo così una graduale ripigmentazione della pelle. A differenza di altri composti fotosensibilizzanti, la kellina ha il vantaggio di non essere fototossica, riducendo il rischio di effetti collaterali gravi.
Il trattamento a base di kellina
Il trattamento prevede l’applicazione della crema sulle chiazze bianche circa 30 minuti prima dell’esposizione al sole o a una seduta di terapia KUVA. I risultati migliori si ottengono nei mesi estivi, quando la luce solare può potenziare l’effetto della sostanza. Gli studi indicano che con un uso costante – in genere due volte a settimana per circa un anno – è possibile ottenere una buona ripigmentazione, che può mantenersi per mesi.
Naturalmente, come ogni trattamento, anche la kellina non è priva di possibili effetti collaterali, come rossore, prurito o leggere irritazioni cutanee. È fondamentale che venga utilizzata esclusivamente sotto prescrizione medica, evitando l’applicazione su zone di pelle sana per non provocare fenomeni di iperpigmentazione.