Clopidogrel: rimedio cardiovascolare anche per gli animali
Quando si parla di clopidogrel per uso veterinario ci si riferisce perlopiù ad una preparazione galenica, in pasta o capsule, utilizzata come profilassi per la tromboembolia arteriosa nei gatti alle prese con cardiomiopatia ipertrofica. Fino a qualche anno fa, il clopidogrel veniva impiegato prevalentemente in ambito umano, da solo o in associazione con l’aspirina, per prevenire problemi di natura cardiovascolare nei soggetti con un passato di eventi acuti quali ictus, infarto, dolori al petto, o che avessero affrontato procedure quali angioplastica, inserimento di bypass coronarici e stent. Anche in ambito veterinario, però, si è ormai affermato l’utilizzo di questo analogo della ticlopidina, in grado di inibire in maniera selettiva il legame dell’adenosina difosfato (ADP) con il suo recettore piastrinico, inibendo così l’attività del complesso GPIIb-IIIa influenzata dall’ADP. Così facendo a risultare bloccata è l’aggregazione piastrinica.
La letteratura scientifica esplora l’impiego del clopidogrel non solo nei gatti, ma anche nei cavalli. Nei felini, un piccolo studio del 2017 ha osservato una significativa riduzione delle risposte di aggregazione senza effetto significativo sui parametri della coagulazione. Lo stesso effetto è stato riportato nei cavalli. Come per qualsiasi preparazione galenica di tipo veterinario, il farmacista ha anche l’opportunità di intervenire sul fronte dell’appetibilità, venendo incontro ai gusti dell’animale. Le strategie di somministrazione possono essere molteplici: si va dalla pasta miscelata nel cibo all’opzione di spalmare il preparato sul pelo della zampa, così da indurre il felino a leccarlo. Vomito, nausea, anoressia e sanguinamento sono gli effetti collaterali più comuni, ma il medicinale presenta un buon profilo di sicurezza. Per aver accesso al preparato a base di clopidogrel è necessario presentare Ricetta Veterinaria Elettronica (REV).