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Covid, via libera dell’Aifa agli anticorpi monoclonali: tutto quello che c’è da sapere

anticorpi monoclonali

Covid, via libera dell’Aifa agli anticorpi monoclonali: tutto quello che c’è da sapere

Via libera libera dell’Aifa agli anticorpi monoclonali contro il Covid-19. La Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco ha autorizzato l’uso in fase precoce nei pazienti ad alto rischio dei due anticorpi monoclonali anti-Covid prodotti dalle americane Eli Lilly e Regeneron.

 

Anticorpi monoclonali: non per tutti.

 

Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), intervenuto ai microfoni di Sky Tg24, ha chiarito che “gli anticorpi monoclonali sono uno strumento importante, contribuiscono certamente alla lotta contro Sars-CoV-2, e in particolare a prevenire la progressione della malattia nei soggetti più fragili. Non attribuiamogli però delle proprietà salvifiche che non hanno per i malati gravi. Perché sarebbe sbagliato sulla base dell’evidenza e creeremmo delle aspettative che poi possono andare deluse”.

 

Cosa sono gli anticorpi monoclonali

 

Come spiegato dal prof. Locatelli, si tratta di “anticorpi derivati da un clone di linfociti B e hanno tutti la stessa specificità e la capacità di neutralizzare, di bloccare il legame tra il nuovo coronavirus e il suo recettore presente sulle cellule umane. Gli studi clinici fino ad oggi prodotti dimostrano chiaramente che questo approccio può essere utile per prevenire la progressione della malattia, mentre l’efficacia nei malati gravi non è stata dimostrata.

 

Come si somministrano gli anticorpi monoclonali

 

Carlo Selmi, responsabile di Reumatologia dell’Humanitas Research Hospital e docente di Humanitas University, a Repubblica ha chiarito che la somministrazione degli anticorpi monoclonali avviene tramite “una infusione endovenosa che dura circa un’ora con un tempo di osservazione di 15-30 minuti come nel caso dei vaccini, mentre non è obbligatoria l’ospedalizzazione. Ma in assenza di un ok dell’Ema partirà solo la sperimentazione ospedaliera”.

 

Quanto costano gli anticorpi monoclonali

 

Quanto al rapporto costo-beneficio, oggetto di molte discussioni nelle scorse settimane, è l’ex direttore dell’Ema, Guido Rasi, a chiarire che “ogni dose, seppur costosa corrisponde alla terapia completa per un paziente. La spesa equivale a quella di un solo giorno o poco più di ricovero ospedaliero”.
Su questo punto Franco Locatelli ha aggiunto: “Io credo che il ragionamento vada fatto sulla somministrazione” di questi anticorpi monoclonali “con un’indicazione appropriata. Vanno impiegati quando veramente servono: poche ore o pochi giorni dopo la documentata infezione, in coloro che hanno un elevato rischio di progredire e sviluppare patologia grave. Rispetto al costo, ricordiamoci che l’ammissione in una struttura ospedaliera, tanto più in una terapia intensiva, non è che non abbia un costo. Quindi, fatta questa premessa e ribadito che la salute evidentemente non ha prezzo, credo che l’aspetto cruciale da sottolineare sia l’appropriatezza d’uso e d’indicazione”.

 

La polemica sui ritardi

 

Ad esultare per l’approvazione degli anticorpi monoclonali in Italia è anche il virologo Guido Silvestri, che parla di “vittoria” per il Paese ma rimarca come, tramite il suo sforzo, il Chief Scientific Officer di Lilly Dan Skovronsky avesse offerto all’Italia mesi fa, e gratuitamente, decine di migliaia di dosi di prodotto per uno studio clinico. Secondo Silvestri, questa storia è quella di “una terribile sconfitta per la credibilità di molte persone. Prima di tutto di quelli che nell’ottobre scorso si sono opposti in modo durissimo a questa autorizzazione, così facendo perdere tempo prezioso a tutti. Sarebbe importante ora che questi personaggi spiegassero, una volta per tutte, cosa gli ha fatto cambiare idea circa la necessità di un’approvazione europea e l’efficacia clinica degli anticorpi nei pazienti con Covid-19. Perché bisogna spiegare al Paese per quali motivi si approva a inizio febbraio una cosa che fu fatta fallire ad ottobre”.

 

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