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Kawasaki e covid-19, una correlazione tutta da dimostrare

Kawasaki

Kawasaki e covid-19, una correlazione tutta da dimostrare

Al timore legato al contagio da coronavirus si aggiunge in queste settimane un nuovo spauracchio: la sindrome di Kawasaki. La correlazione tra il Sars-Cov-2 e la rara malattia che colpisce i bambini provocando una grave infiammazione dei vasi sanguigni, suggerita dai medici dell’ospedale Papa Giovanni XIII di Bergamo, è stata ora confermata da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet.

 

Coronavirus e malattia di Kawasaki

 

Nella ricerca viene evidenziato un dato che non può non lasciare presupporre una correlazione tra la comparsa del coronavirus e la sindrome infiammatoria: nell’area oggetto dello studio, infatti, si è registrata un’incidenza di casi superiore di trenta volte rispetto alla media. Basti pensare che nell’arco di 5 anni, fino a febbraio scorso, le diagnosi erano state 19: soltanto tra il 18 febbraio e il 20 aprile i casi sono stati ben 10. Davvero difficile pensare ad una coincidenza. Inoltre, 8 dei 10 bambini ammalatisi sono risultati positivi al coronavirus. Per quanto riguarda gli altri 2, i medici sono convinti che si tratti di “falsi negativi”, ovvero soggetti sui quali il test di diagnosi non ha funzionato. A rendere il quadro ancora più inquietante, il fatto che rispetto ai casi dei 5 anni precedenti, i 10 piccoli pazienti (con età anche diverse dal consueto) siano risultati mediamente più gravi, manifestando complicanze anche a livello cardiaco che hanno richiesto anche “cure intensive”.

 

Secondo gli autori dello studio, i loro risultati confermano un’associazione tra il nuovo coronavirus e una condizione infiammatoria simile alla malattia di Kawasaki. Proprio il fatto che la sindrome sia più grave della patologia finora conosciuta, e che i sintomi siano differenti, fa sì che si debba parlare di condizione infiammatoria “simile alla sindrome di Kawasaki”. Lorenzo D’Antiga, direttore della Pediatria del Papa Giovanni XXIII nonché autore principale del lavoro, ha osservato come pazienti che arrivano in ospedale con i segni della malattia di Kawasaki stiano iniziando a presentarsi anche in altre aree duramente colpite dalla pandemia, come New York e l’Inghilterra Sud-Orientale, ma casi sono stati segnalati anche in Francia, Spagna e Svizzera. La metà dei soggetti colpiti è di età compresa tra i 5 e i 14 anni.

No allarmismi

 

Annalisa Gervasoni, tra le autrici del paper pubblicato su Lancet, ha tenuto a rimarcare come “solo una quota molto ridotta di bambini con coronavirus sviluppa i sintomi della malattia di Kawasaki”. Anche Alberto Villani, membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) e presidente della Società italiana di pediatria, ha invitato ad evitare allarmismi e a fare chiarezza. Queste le sue parole all’Ansa: “Una cosa è la malattia di Kawasaki, che è una sindrome rara studiata da anni e che presenta precise caratteristiche, altra cosa è questa sindrome iper infiammatoria acuta che si sta ora osservando e che potrebbe avere un collegamento con il Sars-Cov-2. Sono due condizioni diverse”.

 

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