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Lattoferrina per trattare il covid? Facciamo chiarezza

Lattoferrina per trattare il covid? Facciamo chiarezza

Arriva da una molecola l’ultima speranza per prevenire e curare il Covid-19. Si chiama lattoferrina, una glicoproteina che secondo gli studi dell’Università di Tor Vergata e dell’Università La Sapienza costituirebbe un’arma efficace per il trattamento del coronavirus.

 

Lattoferrina: lo studio che fa sperare

 

Lo studio, realizzato dall’università di Tor Vergata e pubblicato nel luglio scorso dall’International Journal of Molecular Sciences, è nato da un’intuizione scaturita nel corso della prima ondata. A sottolinearlo è stata la professoressa Elena Campione, ricercatrice e ordinaria di dermatologia all’università Tor Vergata, ricordando come tutto abbia avuto inizio osservando la differenza di esposizione al virus che esiste tra gli anziani e i bambini. Il fatto che i più piccoli non venissero contagiati o sperimentassero soltanto sintomi lievi, ha fatto riflettere i ricercatori sulla naturale immunità antivirale dei bambini. Dal momento che l’unica protezione ricevuta prima di compiere il terzo mese è quella assegnata dal latte materno, gli studiosi hanno pensato di indagare su una proteina contenuta nel latte materno e studiata per le sue potentissime proprietà antivirali: appunto la lattoferrina.

 

Come agisce la lattoferrina sul coronavirus

 

Ma qual è il meccanismo che rende così interessante la lattoferrina nel contrasto del coronavirus? Secondo la professoressa Campione, semplificando, si potrebbe dire che la lattoferrina agisce diminuendo la capacità del virus di replicarsi, attraverso la sua capacità di bloccare l’ingresso del virus nella cellula ospite ed impedendone, in questo modo, la replicazione. Agirebbe dunque in due direzioni: la prima, di stampo preventivo, avrebbe il merito di rendere il nostro sistema immunitario più forte rendendoci meno vulnerabili al contagio; la seconda invece, sotto il profilo della cura, riuscirebbe a ridurre i tempi di permanenza del virus all’interno dell’organismo. Rispetto ai tempi medi di guarigione di 30-32 giorni, i pazienti trattati con lattoferrina si sono infatti negativizzati dopo soli 12 giorni.

 

La lattoferrina non è un vaccino

 

Lo studio, partito prendendo in esame un campione di circa 100 pazienti positivi al Covid-19 che manifestavano sintomi lievi o erano asintomatici, ha visto questi soggetti essere curati con la sola lattoferrina. A portare a casa dei pazienti la lattoferrina da somministrare in una formulazione inedita, precisamente quella in forma di liposomi (forma “protetta” della glicoproteina) e non la sua forma tal quale, – che è anche la più commercializzata ma non oggetto di studio – sono stati gli stessi ricercatori, prossimi a pubblicare la seconda parte della ricerca con nuovi e importanti risultati. Guai però a pensare che la lattoferrina sia un sostitutivo delle misure di prevenzione messe in atto fin qui: a mascherina, distanziamento fisico e lavaggio frequente delle mani non potremo ancora rinunciare. Sarà solo e soltanto un vaccino a porre fine a questa pandemia.

 

Polemiche e caos

 

Ad alimentare il caos sulla lattoferrina ci stanno pensando però gli stessi addetti ai lavori che, come sempre dall’inizio di questa emergenza sanitaria, faticano a trovarsi d’accordo contribuendo a confondere l’opinione pubblica. L’ultimo terreno di scontro è appunto la lattoferrina, andata a ruba in queste ore in diverse farmacie d’Italia. A smentire la portata della scoperta è stato Roberto Burioni, il noto virologo intervenuto su Facebook per dire che “non esiste alcuna evidenza clinica che indichi l’utilità della lattoferrina nel prevenire o curare il Covid-19”.

Non si è fatta attendere la replica della professoressa Campione: “È ancora doveroso riportare alcune utili evidenze scientifiche per illuminare qualche virologo abituato a vedere più telecamere che pazienti”, ha esordito la dottoressa. Aggiungendo subito dopo una disamina più analitica: “L’attività antivirale in vitro nei confronti di Sars-Cov-2 si basa sulla capacità della lattoferrina di legarsi al virus e alle cellule dell’ospite inibendo le fasi precoci dell’infezione virale. È stato altresì dimostrato in vitro che la lattoferrina inibisce Sars-Cov-2 anche nella fase post-infezione”. Qualcuno, magari lo stesso CTS sarà in grado di fare finalmente chiarezza?

 

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