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Tampone rapido: ecco quando bisogna farlo dopo il possibile contagio

Tampone rapido: ecco quando bisogna farlo dopo il possibile contagio

Il protagonista indiscusso di questo finale di 2021? Il tampone rapido. Vissuto come lasciapassare per le feste da milioni di italiani (spesso non vaccinati), considerato alla stregua di un certificato di immunità inoppugnabile, sta rivelandosi al contrario uno strumento boomerang per il modo – errato – in cui viene utilizzato ed interpretato.

 

Il tampone rapido è affidabile?

 

Iniziamo subito col dire che l’esito negativo di un tampone antigenico non dà certezza di essere esenti dal contagio. Di poche ore fa il parere dell’FDA, l’agenzia del farmaco americana, secondo cui i test rapidi, già di per sé non considerati perfettamente attendibili, hanno ulteriormente perso sensibilità nel rilevare il contagio da Omicron, la variante che sta dilagando in tutto il mondo, Italia compresa.

I test antigenici che forniscono un esito sbagliato (positivo o negativo che sia) ad oggi si attestano intorno al 40%. Percentuale che, come abbiamo visto, potrebbe essere in ascesa quando si parla di contagio da variante Omicron.

 

Quando fare il tampone?

 

A questa scarsa affidabilità bisogna poi aggiungere un altro elemento: la tempistica del tampone. Ipotizziamo di essere stati a contatto con un soggetto risultato positivo. Nei primi giorni dal contagio non sempre il tampone rapido – nemmeno quello di ultima generazione – è in grado di segnalare la presenza del virus nel nostro organismo. Il rischio, dunque, è quello di esporsi ad un test che risulta falso negativo. Una situazione, questa, vissuta da tanti italiani che in questi giorni hanno sperimentato un senso di falsa sicurezza dopo aver ricevuto il tampone negativo e nei giorni seguenti hanno finito per contagiare i propri cari.

 

Ma allora quanto bisogna attendere, dopo essere stato a contatto con un positivo, per fare il tampone? Che si tratti di un tampone antigenico o molecolare, è inutile correre a fare il test nei primi due giorni dal contatto “sospetto”. Dal terzo giorno il virus diventa rilevabile dai tamponi molecolari. Solo successivamente, dunque trascorse all’incirca 72 ore, i test rapidi riescono a scovare la presenza del virus. Ma non sempre, come abbiamo visto, per una questione di “sensibilità”.

 

Bisogna infine ricordare che il tampone non garantisce in ogni caso una sicurezza assoluta, poiché fotografa lo status del soggetto nel determinato momento in cui si sottopone a test. Ciò significa che un minuto dopo essersi recato in farmacia potrebbe incontrare una persona positiva e contagiarsi. O, ancora, che il virus è già nel suo corpo ma non ha ancora iniziato a replicarsi in maniera tale da essere rilevato dal tampone.

 

Alla fine, insomma, i modi migliori per sentirsi al sicuro sono due: vaccinarsi (con terza dose per chi ne ha già fatte due) e indossare mascherine FFP2 (ricordandosi di cambiarle ogni 7-8 ore).

 

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