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Tumore al pancreas? Una molecola della cannabis efficace nella terapia

tumore al pancreas

Tumore al pancreas? Una molecola della cannabis efficace nella terapia

Una molecola naturale della cannabis efficace nella terapia contro il tumore al pancreas? Questo, almeno, il risultato di uno studio del Dana-Farber Cancer Institute, centro di ricerca contro i tumori dell’Università di Boston. Gli scienziati hanno testato in vitro e in vivo su modelli animali un farmaco sperimentale, che non ha effetti psicoattivi, derivato da un flavonoide: la molecola FBL-03G.

 

I risultati dello studio

 

Gli scienziati del Dana-Farber Cancer Institute che hanno testato la molecola FBL-03G sul tumore hanno pubblicato i risultati del loro studio su Frontiers in Oncology. Nell’associare il farmaco alla radioterapia, gli studiosi americani hanno notato in vitro l’aumento dell’apoptosi, quel fenomeno che indica la morte programmata per le cellule tumorali. Per quanto riguarda i test in vivo è stata invece inibita sia la crescita del tumore che lo sviluppo delle metastasi: ne è risultato l’aumento della sopravvivenza dei modelli animali utilizzati.

I ricercatori parlano per questo motivo di “potenziale terapeutico significativo nel trattamento del cancro del pancreas, incluso il potenziale trattamento delle metastasi radio-sensibilizzanti e del cancro”, e aprono ad ulteriori studi per “ottimizzare i risultati della terapia verso la traduzione clinica”. Il prossimo obiettivo sarà ottenere il dosaggio ottimale di FBL-03G, affinché assicuri la massima efficacia con la minima tossicità. In questo senso la casa produttrice Flavocure (co-proprietaria del brevetto insieme all’Università di Harvard) ha garantito che il farmaco sperimentale sarà ultimato a fine 2020.

 

Il tumore al pancreas

 

Ottenere un farmaco contro il tumore al pancreas rappresenterebbe un risparmio di vite e di soldi pubblici. Questo è infatti uno dei cancri più aggressivi: solo l’8% di chi ne è affetto ha una speranza di vita che supera i 5 anni. Le attuali terapie (chemioterapia, terapia mirata, immunoterapia e radioterapia) sono in grado di sconfiggerlo soltanto quando è in fase iniziale o localizzato. Sul fronte economico il risparmio sarebbe garantito dal fatto che, per essere assorbito, il farmaco necessita di un’unica somministrazione e non richiede dispositivi aggiuntivi. La particolarità dello studio è quella di aver preso in esame un flavonoide anziché un cannabinoide. Le speranze dei ricercatori saranno confermate dai prossimi test?