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La lotta al coronavirus tra farmaci già esistenti e la corsa al vaccino

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La lotta al coronavirus tra farmaci già esistenti e la corsa al vaccino

Da quando l’emergenza coronavirus è scoppiata, la speranza di uscire in fretta dal tunnel ha corso su due binari: il primo legato al vaccino e il secondo alla possibilità che un farmaco già esistente si rivelasse efficace contro il Covid-19. Nomi il più delle volte impronunciabili come Tocilizumab, remdesivir, clorochina, baricitinib, anticorpo 47D11 sono diventati quanto più familiari nelle case degli italiani, speranzosi di trovare presto una risposta alle loro paure. Angela Ianaro, deputata del Movimento Cinque Stelle e professore associato di Farmacologia presso il Dipartimento di Farmacia della Scuola di Medicina dell’Università di Napoli Federico II a Sanità Informazione ha spiegato che “sono stati individuati tutti i possibili target sia nell’ambito della replicazione virale che in quello dei meccanismo di entrata e di uscita del virus dalla cellula”. Per una questione di tempi, la strada privilegiata sarebbe quella di trovare un farmaco già presente. I tempi, ha detto la deputata, sarebbero quelli di “uno studio clinico randomizzato serio multicentrico”, ovvero “qualche mese”.

Tocilizumab

 

Non c’è dubbio che il farmaco che in questa fase ha mostrato i segnali più incoraggianti sia il Tocilizumab, la cui sperimentazione è partita in Italia (ma ancor prima in Cina) grazie al lavoro dell’equipe dell’Istituto tumori Pascale e testata con un certo successo su alcuni pazienti ricoverati in terapia intensiva al Cotugno di Napoli. Angela Ianaro su questo farmaco spiega: “Per questo farmaco è stato approvato lo studio clinico chiamato Tocivid19, su cui sono attualmente registrati 65 diversi centri clinici per un totale di circa 18 pazienti. Non è un farmaco antivirale, è un anticorpo monoclonale umanizzato diretto contro una specifica citochina che è l’interleuchina-6, in particolare agisce bloccando entrambi i recettori dell’interleuchina-6, quello solubile e quello di membrana, e l’interleuchina-6 è una delle principali, ma non l’unica, citochina coinvolta in quella che viene chiamato cytokine storms, questa tempesta di citochine, tra cui appunto l’interleuchina-6, ma anche altre, che provoca una grave infiammazione a livello polmonare ed è poi responsabile di quelle che sono le criticità principali”.

Remdesivir

 

Grandi aspettative da parte della comunità scientifica riguardano anche il Remdesivir, farmaco anti-ebola citato di recente anche da Donald Trump in persona. Presto partiranno i test di efficacia anche su questo farmaco, come ha spiegato la Ianaro: “Sarà reso disponibile attraverso due studi clinici autorizzati il 9 marzo dall’Aifa – spiega Ianaro -. È un farmaco promettente, è un analogo dell’adenosina, praticamente si incorpora nell’Rna virale nascente e provoca sostanzialmente una terminazione prematura della replicazione. Sostanzialmente impedisce la replicazione virale: questo è il meccanismo d’azione. È molto promettente. È iniziato lo studio come farmaco anti-ebola e agisce con un meccanismo post-entry, dopo che il virus è entrato all’interno della cellula”.

Clorochina

 

Tra i farmaci citati da Trump come potenzialmente validi anche la clorochina. La deputata M5s ha chiarito: “Su questo c’è uno studio francese, su un numero piccolo di pazienti, 24. In realtà non è molto approfondito, è una indicazione ma ci sono altri studi sulla capacità antivirale della clorochina che dimostrano che, a differenza del remdesivir che agisce solo dopo l’ingresso del virus nella cellula, la clorochina agisce sia prima dell’ingresso, in quella fase in cui c’è la fusione del virus con la cellula, che dopo l’ingresso. Poi ha anche una azione immunomodulante che potrebbe aiutare e viene utilizzato insieme ad altri farmaci antivirali come il lopinavir e il ritonavir”.

Il vaccino

 

Inutile dire che per definire concluso l’incubo coronavirus sarà determinante trovare un vaccino, per il quale serviranno però tempi inevitabilmente più lunghi. Attualmente gli studi in corso sono una quarantina, ma è l’anticorpo 47D11, individuato da due professori olandesi, il professor Frank Grosveld dell’Erasmus Medical Center e il professore Jan Bosch della Utrecht University, uno dei maggiori indiziati di successo: “Questo anticorpo sembrerebbe veramente efficace nel bloccare in maniera selettiva quella porzione comune tra Sars1 e Sars2 che poi è responsabile dell’ingresso dei virus nella cellula richiamando una immunità propria dell’individuo. Sembra essere in questo momento una delle altre grandi promesse”.

L’intelligenza artificiale

 

Anche il progresso, inteso come intelligenza artificiale, potrebbe fare la sua parte nella lotta al virus: “C’è una ricerca intensissima sui meccanismi di base su cui poter andare ad agire tramite l’intelligenza artificiale che è un altro dei tool a disposizione della scienza: cioè sulla base della individuazione di un determinato meccanismo poter aiutare nella ricerca di molecole già presenti e utilizzate per altre patologie: è il caso del baricitinib. Questo farmaco è utilizzato per l’artrite reumatoide. Ha un’azione endocitosica, impedisce l’ingresso del virus, e poi ha un’altra grandissima proprietà che è quella di avere una scarsa interferenza con altri farmaci. Penso a tutti quegli anziani che sono in politerapia: questo farmaco non creerebbe nessun problema”, spiega Ianaro.

 

Rischio carenza di farmaci

 

Complici anche i blocchi che stanno varando gli altri Paesi europei, questi farmaci rischiano però di diventare merce rara. Ianaro, in tal senso, è categorica: “Sta succedendo questo. Prendiamo l’antimalarico clorochina: è stato inserito dalla Francia tra i farmaci su cui monitorare l’esportazione. Stiamo assistendo a dei comportamenti discutibili. Come politico e come scienziata dico che l’azione da fare è di aumentare la produzione, non di limitare l’esportazione. Il monito dell’Aifa è giusto, ci deve essere un’allerta a livello europeo proprio per impedire comportamenti simili a quelli che abbiamo visto con le mascherine e con i dispositivi di protezione individuale”. In caso di carenza, dice la pentastellata, “dovremmo aumentare la produzione: siamo il fiore all’occhiello dell’industria farmaceutica mondiale, forse i secondi nel mondo”.

 

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